LA CONSAPEVOLEZZA È SOPRAVALUTATA
Ogni spiegazione è un'ipotesi
ma nessuna spiegazione ipotetica
può rassicurarci sull'amore.
L. Wittgenstein
La mente distratta è in grado di fare cose che la mente attenta non può nemmeno sognare. Questo aforisma dello psicoterapeuta G. Nardone ci conduce subito nel cuore del tema. È, infatti, convinzione diffusa che la consapevolezza sia il preludio del cambiamento e che, pertanto, sapere come stanno le cose ci permetta di cambiarle.
Nella quotidianità concreta, però, si osserva che i nostri cambiamenti dipendono dalle nostre sensazioni - di rabbia, paura, piacere e dolore - e che la consapevolezza si struttura solo successivamente al cambiamento avvenuto.
Pertanto, se voglio ottenere un cambiamento, agire sulla consapevolezza funziona molto poco in quanto è molto meno determinante di quanto comunemente si pensi.
La convinzione del primato della consapevolezza viene da lontano, dal modello di pensiero e di
ricerca scientifica lineare, il cui principio deterministico - A determina B che determina C e così via - è stato esteso
all'interpretazione delle relazioni con sè stessi, gli altri ed il mondo
ma impropriamente.
Il lettore immagini, infatti, di ritrovarsi nella vasca da bagno; sta uscendo e, improvvisamente, perde l'equilibrio. Scatta la paura e d'istinto il corpo reagisce; i muscoli si contraggono prontamente e le braccia si tendono per evitare la caduta o cercare di attutire il colpo.
In ambito professionale molto spesso si osserva anche la situazione opposta: essere perfettamente consapevoli di come stanno le cose, di qual è il limite ma, ciò nonostante, ritrovarsi inspiegabilmente bloccati nella situazione disfunzionale. Ci si può sentir dire, ad esempio, So che mi merito un aumento ma non riesco a chiederlo oppure So che dovrei staccare un po' ma ora non me la sento.
In tutti questi casi, l'ingrediente determinante è la sensazione. La chiave del cambiamento va, pertanto, ricercata nella gestione delle nostre sensazioni a cui, poi, seguirà, a cambiamento avvenuto, una nuova consapevolezza come in un puzzle dove possiamo osservare l'immagine solo dopo averla costruita.
Il pedagogista Jean Piaget dimostra che il bambino costruisce la sua realtà mediante azioni
esplorative e Blaise Pascal, nella sua argomentazione nota come la scommessa, risponde a chi gli chiede come un ateo possa arrivare alla fede Comportati come se tu già credessi. Di analogo avviso è il cibernetico Heinz Von Foerster quando ci indica Se vuoi vedere, impara ad agire.
Gestire strategicamente le nostre sensazioni ci permette di innescare cambiamenti in tempi brevi e di raggiungere gli obiettivi che abbiamo stabilito ma soprattutto, ci permette di ottenere uno dei risultati più preziosi per ognuno di noi: essere artefici del nostro futuro. Come ci ricorda, a questo proposito, F.F. Coppola Il miglior modo per prevedere il futuro è inventarlo.
Simone Battistutta
Photo Credit IA